Da circa 4 anni ho investito le mie scarse abilità residue nella ricerca di una descrizione e di una cura (anche solo parziale e momentanea) della mia patologia. Si tratta di una condizione cronica debilitante il cui meccanismo patogenetico è ascrivibile a una o più malattie rare, forse sconosciute. Il quadro clinico può ritenersi compatibile con la ME/CFS (Institute of Medicine, 2015).

Nei molti anni di malattia ho faticosamente imparato che l’elemento più importante per tentare di risolvere un caso come il mio è la diagnostica strumentale: un centinaio di visite mediche e di altrettanti tentativi terapeutici empirici non hanno potuto fornire alcun contributo significativo, laddove gli esami hanno sempre prodotto dati concreti.

In questi anni – per la prima volta nella storia – i pazienti hanno accesso diretto a strumenti che permettono di descrivere una porzione importante della propria patologia con uno sforzo minimo: scansione dell’intero patrimonio genetico, metabolomica, e altri pannelli di esami che forniscono simultaneamente alcune migliaia di dati in campo autoimmunitario, di espressione genica, di immunologia, di infettivologia. Si tratta complessivamente di diversi milioni di dati per singolo paziente.

Questo tipo di tecnologia consente teoricamente di descrivere i singoli pazienti rari nell’arco di una manciata di giorni, con solo pochi prelievi, laddove la trafila negli studi medici necessaria per ottenere una analisi con la stessa completezza e definizione richiederebbe probabilmente alcune decine di anni, ammesso che fosse possibile. E sarebbe molto più costosa. Senza contare che alcuni di noi hanno estrema difficoltà anche solo a raggiungere lo studio dei medici.

Le difficoltà che si incontrano nel costruire questo tipo di analisi sono quelle di scegliere il fornitore del servizio, di organizzare la logistica della raccolta e spedizione dei campioni, di analizzare i dati (ma in molti casi l’analisi è informatizzata, e richiede uno sforzo minimo). Ad oggi non esiste un ente che svolga questo lavoro per il paziente, per cui dobbiamo occuparcene noi stessi. Poi c’è il costo degli esami, ma molti di questi esami costano quanto una singola visita da uno specialista, e molto meno di qualunque viaggio della speranza verso centri per cure miracolose. Inoltre alcuni di questi dati (come quelli genetici) restano un patrimonio di conoscenza su noi stessi a cui poter attingere per il resto della propria vita.

Dati raccolti in modo accurato da analisi affidabili possono inoltre essere donati alla ricerca. Ci sono al momento varie possibilità per fare questo, senza sforzi aggiuntivi per il paziente e con potenziali benefici per la comunità.

Tutto ciò premesso, sto cercando pazienti rari (o loro congiunti), che vogliano collaborare con me a organizzare questo tipo di raccolta dati, allo scopo di inquadrare e auspicabilmente risolvere i singoli casi. Io ho già fatto alcuni passi in questa direzione e ho acquisito una modesta ma significativa esperienza, ma mi rendo conto che il compito sarebbe molto più agevole se si lavorasse in gruppo. Sarebbe utile una qualche formazione di tipo tecnico in ambiti come informatica, chimica, ingegneria, fisica, matematica, biologia.

Chi volesse scambiare idee su questo progetto può contattarmi qui:

maccallini.paolo@gmail.com

 

 

 

3 thoughts on “Il dato è tratto

    1. Gentile sig.Paolo sono la mamma di Giulia un ragazza di 25 anni con diagnosi di POTS avrei bisogno di un aiuto x la patologia . Vorrei contattarla ma non ho il suo numero . Le lascio il mio 348.5203345 se x gentilezza mi manda un messaggio. Io la richiamo . La prego tanto di aiutarmi e la ringrazio anticipatamente. Marta

      Like

  1. Purtroppo le materie scientifiche non mi hanno mai interessato e non sono dotato di un alto quoziente intellettivo. Magari ho qualche dote organizzativa ma se con questa malattia si manifesteranno anche dei disturbi cognitivi andiamo bene……l’unica cosa con cui posso contribuire è un po’ del vile denaro, denaro che potrebbe servire per pagare certe spese, anche le più banali.
    Avessi i milioni, finanzierei dei progetti di ricerca in Italia e lì sì che si potrebbero ottenere dei buoni risultati in minor tempo….sempre il maledetto denaro……

    Like

Leave a reply to Anonymous Cancel reply