Nel 2014, un gruppo di esponenti del mondo biomedico e associativo italiano, riuniti dalla Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (Agenas), ha prodotto un volume sulla Sindrome da Fatica Cronica (CFS) (R) i cui contenuti includono uno studio epidemiologico della patologia in Italia basato sulla analisi delle schede di dimissione ospedaliera (SDO) tra il 2001 e il 2010 e una revisione della letteratura scientifica internazionale sulla patologia. Gli scopi del documento sono quelli di educare medici, pazienti e loro familiari sulla CFS. Questo lavoro presenta scopi e metodi simili a quelli di un lavoro del 2015 che ha visto impegnati negli Stati Uniti un gruppo di esperti riuniti dalla prestigiosa Academy of Medicine (già Institute of Medicine) (R), con la differenza che in quest’ultimo caso il processo di revisione della letteratura ha anche partorito un nuovo criterio diagnostico per la patologia.

In 224 pagine, divise in 14 capitoli, sono affrontate non solo le anomalie genetiche, immunitarie, neuroendocrinologie e cognitive di questa popolazione di pazienti, ma sono riportati anche dati inediti sulla prevalenza della patologia nel nostro paese; non prima di avere fornito una panoramica sui diversi criteri diagnostici disponibili e senza trascurare i possibili interventi terapeutici. Tuttavia, dal confronto del documento Agenas con il volume della Academy of Medicine emergono almeno due differenze (vedi tabella) che li pongono, a mio modesto parere, in contraddizione fra loro.

Academy of Medicine Agenas
Fattori psicologici e/o psichiatrici La CFS è una condizione medica, non è una malattia psichiatrica né psicologica. La componente somatica e quella psicologica hanno lo stesso peso nella genesi dei sintomi.
I disturbi cognitivi nei pazienti con CFS/ME sembrano essere collegati con disagi di natura psicologica, specie nel sesso femminile.
Terapia cognitivo-comportamentale Differenze nelle metodologie, nelle misure dei risultati, nei criteri di selezione dei soggetti e altri fattori rendono difficile trarre conclusioni circa l’efficacia di questi interventi. Discreto successo per aumentare l’attività dei pazienti.
Esercizio aerobico graduale Questo tipo di intervento è efficace nelle donne affette da CFS/ME.

Si osserva infatti che se gli esperti d’oltreoceano sanciscono fin dall’abstract che la CFS “è una condizione medica, non è una malattia psichiatrica né psicologica”, il documento nostrano dedica il capitolo 12 alle comorbità psichiatriche nei pazienti CFS e conclude che in questa patologia “componenti somatiche e aspetti psicologici si embricano in maniera complessa”, volendo con questa espressione ricercata significare che le due componenti menzionate hanno pari peso nella eziologia dei sintomi. Gli Autori italiani incoraggiano a non trascurare l’ambito psicologico perché “Escludere una delle due componenti, se può portare dei vantaggi a breve termine, a lungo termine rischia di privare il paziente di un trattamento personalizzato ed integrato” (pag. 189). In particolare, il documento Agenas non esclude un fattore causale della componente psicologica sui deficit cognitivi affermando che “I disturbi cognitivi nei pazienti con CFS/ME sembrano essere collegati con disagi di natura psicologica, specie nel sesso femminile” (Cap. 8, pag. 115).

Altra asimmetria fra i due documenti si ravvisa nelle raccomandazioni sui trattamenti. Il documento Agenas apre il capitolo sui trattamenti riconoscendo il valore terapeutico della terapia cognitivo comportamentale (CBT) (un tipo di psicoterapia) e dell’esercizio aerobico graduale (graded exercise therapy, GET) (cap. 12). Gli Autori stranieri, dal canto loro, concludono in Appendice C che “I lavori di Taylor e Kielhofner (2005), coerentemente con le conclusioni della revisione sistematica di Ross e colleghi (2002, 2004), non hanno fornito alcuna prova per quanto riguarda l’efficacia riabilitativa della CBT e/o della GET.  Differenze nelle metodologie, nelle misure dei risultati, nei criteri di selezione dei soggetti e altri fattori rendono difficile trarre conclusioni circa l’efficacia di questi interventi”.

In tabella sono riassunte le contraddizioni rilevate fra i due documenti.

Opere citate

  1. A.V. Determinanti della salute della donna, medicina preventiva e qualità delle cure: Chronic Fatigue Syndrome “CFS”. Roma : Age.na.s., 2014.
  2. Beyond Myalgic Encephalomyelitis/Chronic Fatigue Syndrome: Redefining an Illness. Institute of Medicine. Washington (DC) : National Academies Press (US), 2015.
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3 thoughts on “Documento Agenas sulla CFS, una analisi critica

  1. Grazie Paolo del confronto tra i due documenti.
    Sarebbe interessante capire anche a cosa si riferisce “Per la formulazione della diagnosi (Tabella 7) si è fatto ricorso principalmente alle seguenti indagini: “incisione del polmone”” a pag.47.
    Abbiamo chiesto ad alcuni medici delle Associazioni ma non abbiamo avuto risposta, che ne pensi? Grazie.

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    1. Credo si tratti di una biopsia polmonare. Alcuni pazienti potrebbero aver sviluppato la malattia a seguito di infezione alle vie respiratorie. E quindi la biopsia polmonare potrebbe essere stata necessaria in qualche caso.

      Al momento non mi viene in mente altra spiegazione.

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      1. Grazie per la risposta, potrebbe essere una spiegazione quella dell’infezione polmonare. Non conosco nessuno a cui durante un ricovero, a Chieti e a Pisa, abbiano fatto questa biopsia.

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