Ho un diploma di Liceo Scientifico (60/60). Ho sostenuto una ventina di esami di ingegneria meccanica con ottimi voti. Sono risultato vincitore del concorso per l’ammissione alla Scuola Normale di Pisa (classe di scienze).
Per buona parte degli ultimi 18 anni (in particolare degli ultimi 14) non sono stato in grado di leggere e pensare lucidamente e sono stato vincolato a una vita domestica (per lo più a letto) da problemi motori. La memoria è rovinata, sia quella a breve termine, che la memoria biografica. Molte cose banali sono per la maggior parte del tempo fuori dalla mia portata, per esempio guidare o leggere un romanzo. E’ come una lunga assenza.
A volte recupero delle abilità, quelle matematiche ad esempio, o la capacità di disegnare, o la mobilità; succede lentamente, attraverso un percorso estenuante di tentativi. Poi regolarmente, nel giro di poche ore, perdo i progressi fatti in mesi di riabilitazione. E sono da capo. Nel frattempo ho sviluppato un cancro, superato per fortuna. L’intervento e la successiva radioterapia sono stati un problema irrisorio, se confrontati al resto.
Nei rari momenti di lucidità perlustro faticosamente una provincia di confine tra l’infettivologia, l’immunologia e la neurologia; in cerca di una soluzione. Attualmente sono impegnato nella scrittura e nell’utilizzo di programmi per la mappatura di auto epitopi lineari, nell’ambito dello studio di fenomeni di autoimmunità per mimesi molecolare (vedi questo post e questa pubblicazione). Sono anche alle prese con un modello matematico per l’analisi quantitativa delle interazioni fra colture batteriche e antibiotici.
Fin dall’inizio ho capito che per risolvere questo problema avrei avuto bisogno delle mie migliori risorse intellettive, proprio quando la malattia ha spazzato via il 90% della mia vita cognitiva. In altre parole, per capire come poter tornare a pensare, dovrei poter pensare.
