Nel post sullo studio di Robert Naviuax, un lettore ha commentato: “E’ una malattia veramente frustante o, in termini più positivi, molto interessante che si pone tra some e psiche in un modo inusuale.

Riporto nel seguito la mia risposta (con qualche modifica), in cui ho sfiorato dei punti su cui ho riflettuto a lungo in questi anni e che potrebbero di certo essere ulteriormente approfonditi.

“Secondo me la psiche è coinvolta principalmente in due modi, in questa malattia.

  1. In primo luogo abbiamo una disfunzione sistemica che interessa ciascun organo, e quindi anche il cervello. Non sappiamo ancora di cosa si tratti, lo studio Naviaux suggerisce che si tratti di un metabolismo ridotto, una sorta di patologia mitocondriale; altri gruppi parlano di una vascolarizzazione difettosa, altri ancora invocano anticorpi contro antigeni neuronali. In ogni caso il cervello è colpito dalla malattia, e il suo funzionamento è alterato. Non è una malattia primaria del cervello, cioè la disfunzione del sistema nervoso centrale non nasce lì; ciò non toglie che l’encefalo e il sistema nervoso sia colpito, sia nelle sue funzioni inferiori, che in quelle superiori. E questo è documentato anche da numerosi studi di brain imaging (ipoperfusione, ipovolume della materia bianca etc) e studi funzionali (deficit di memoria, di concentrazione, rallentamento dei processi intellettivi etc). Ma la malattia non nasce nel cervello e colpisce il cervello come i muscoli scheletrici, il cuore, la circolazione etc.
  2. Ma la psiche è anche colpita in un altro modo. Dopo anni o decenni di malattia chi non sarebbe scoraggiato? Quando si perdono a vent’anni le proprie capacità fisiche e mentali, il proprio ruolo sociale, l’indipendenza, il futuro, e si viene ridicolizzati dal contesto amicale e familiare, è possibile che la forza interiore venga meno. Ovviamente ciascuno reagisce in modo diverso alla disabilità. Ma la reazione fisiologica a questo tipo di disabilità, secondo me, è quella di una depressione reattiva, almeno in alcuni periodi.

Più precisamente, io credo ci siano delle fasi psicologiche nella reazione a questa patologia: in un primo momento si è terrorizzati da quello che sta succedendo alla propria mente e al proprio corpo, in seguito si comincia ad organizzare il contrattacco, cercando aiuto medico e studiando la patologia. Quando si vede che decine e centinania di tentativi medici non sortiscono effetto, e che il contesto sociale non riconosce la disabilità, si può scivolare nella depressione. E’ la depressione della pantera di Rainer Maria Rilke, la fiera che scopre di essere in una gabbia che nessuno aprirà mai. In seguito queste fasi si alterneranno, riproponendosi a cicli. In altri periodi poi si è talmente sopraffatti dalla malattia che la vita psichica è inconsistente.”

Nella risposta ho citato una poesia, ‘La pantera’ di Rainer Maria Rilke (1865-1927) che vi invito a leggere nella versione dal tedesco di Gina Sfera, tratta da questa pagina.

La pantera
Nel Jardin des plantes, Parigi

Il suo sguardo, per lo scorrere continuo delle sbarre,
è diventato così stanco, che non trattiene più nulla.
E’ come se ci fossero mille sbarre intorno a lui,
e dietro le mille sbarre nessun mondo.

L’incedere morbido dei passi flessuosi e forti,
nel girare in cerchi sempre più piccoli,
è come la danza di una forza intorno a un centro
in cui si erge, stordito, un gran volere.

Soltanto a tratti si alza, muto, il velo delle pupille.
Allora un’ immagine vi entra, si muove
Attraverso le membra silenziose e tese
E va a spegnersi nel cuore.

Toccante è questa interpretazione di una versione inglese della poesia, offerta da Robin Williams all’interno del film Awakenings (1990), una pellicola tratta dalla storia vera del tentativo farmacologico con L-Dopa che il dr. Oliver Sacks portò avanti dal 1969 sui pazienti colpiti da una tragica malattia post-infettiva, l’encefalite letargica. La EL è una condizione in cui i gangli della base vengono severamente danneggiati da un episodio infettivo da streptococcho o da enterovirus; oppure dalla insorgenza di autoanticorpi contro quella regione della base del cervello (Vilensky JA, Encephalitis lethargica, 2011, Oxford university press).

Foto di Paolo Maccallini

2 thoughts on “La pantera di Rilke

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